Le Origini

L'Abbazia di Fruttuaria, fu fondata il 23 febbraio 1003 da Guglielmo da Volpiano, su terre di proprietà paterna, in una località lambita dai due fiumi del Canavese: l'Orco e il Malone.

La chiesa, dedicata a Santa Maria, San Benigno e a tutti i Santi, fu costruita a partire dal 1003 e consacrata nel 1006. Nel tempo, a nord del complesso monastico si sviluppò un centro abitato, che giunse ad assumere la forma del ricetto, ancora oggi il nucleo originario del centro storico di San Benigno.

Per garantire lo sviluppo e l'indipendenza di Fruttuaria, Guglielmo fece sottoscrivere, tra il 1015 e il 1016, da 324 firmatari diffusi in tutta Europa un documento in cui sono narrati i particolari della fondazione e l'aiuto ricevuto da re Arduino. L'Abbazia, centro di irradiazione della riforma monastica benedettina, attraverso la diffusione delle Consuetudines Fructuarienses, fu posta sotto la protezione dell'imperatore e godette dei privilegi papali.

La chiesa abbaziale, progettata e costruita nel rispetto dei canoni della liturgia celebrata dai monaci, aveva tre corte navate tagliate da un ampio transetto sul quale si aprivano cinque absidi.
La soluzione, innovativa per il tempo, secondo il modello dell’Abbazia di Cluny, permetteva la realizzazione di più altari e la possibilità a più monaci di concelebrare contemporaneamente.

Dell'impianto originario dell'abbazia si conservano le due absidi attestate sul transetto e le basi in muratura dei rispettivi altari. Le tre absidi corrispondenti alla navata centrale e alle navate laterali, già modificate nel corso dei secoli, furono completamente distrutte per costruire la cripta (scurolo) settecentesca.

Nella crociera, all’incrocio tra la navata centrale e il transetto, nel fulcro dello spazio religioso, sorgeva l’altare della Santa Croce, alle spalle del quale, in posizione ribassata, era stata costruita la rotonda del Santo Sepolcro. L'area era delimitata da setti murari che isolavano lo spazio della crociera, riducendo la vista dalle cappelle del transetto.

Il Santo Sepolcro è un monumento circolare, copia simbolica, eretta a ricordo del Santo Sepolcro di Gerusalemme, costruito nel IV secolo dall'imperatore Costantino, attorno alla tomba di Cristo scavata nella roccia. Il Santo Sepolcro di Fruttuaria risale alle prime fasi di cantiere ed è databile ai primi anni dopo il Mille; sinora è il più antico modello di Sepolcro conservato e trova confronto con l'analogo, in pietra, che si conserva nella cattedrale di Aquileia. Il Sepolcro di Fruttuaria era realizzato in muratura ed era internamente intonacato ed affrescato.

Dal deposito di materiale proveniente dalla demolizione del Sepolcro, avvenuta nel sec. XIII, sono emersi frammenti di intonaco dipinto con resti di una decorazione a intreccio e parte di un ciclo figurato, nel quale spicca una Madonna in trono col Bambino, ora conservato al Museo di Antichità di Torino.

Nel 1014, dopo la sconfitta subita dall'imperatore Enrico II, Arduino d'Ivrea si ritirò a Fruttuaria, ove morì l'anno successivo. Il Chronicon attesta che Arduino fu sepolto accanto all'abate Alberto, nella cappella di San Giovanni Battista, a lato del coro centrale.

Successivamente le spoglie del re furono trasferite, secondo quanto tramandato da storia e leggenda, nel castello dei San Martino ad Agliè e successivamente, con l'alienazione del castello a casa Savoia, al castello dei Valperga a Masino.

L'area attorno all'altare della Santa Croce fu in origine pavimentata con un battuto di malta e cocciopesto e con grandi lastre di pietra.

Questo tipo di pavimentazione, molto sobria, fu sostituita, tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo, da mosaici a motivi vegetali e animali entro riquadri. Ai lati dell'altare si conservano due coppie di animali affrontati. Il riquadro nord, molto lacunoso, conteneva due leoni, quello sud due grifoni rampanti separati da un tralcio vegetale. I due riquadri sono collegati anteriormente da una fascia a motivi geometrici costituiti da cerchi intersecati a foglie nervate. Una seconda fascia di mosaici, posta a livello ribassato, conserva, entro riquadri e rombi, piccoli uccelli e grifi in tessere bianche e nere e con inserti policromi.

Le pareti del transetto conservano decorazioni ad affresco con motivi a finto marmo stilizzato e vivacemente colorato confrontabile con la chiesa romanica di Santo Stefano di Sessano a Chiaverano. Probabilmente il registro superiore, oggi scomparso, conservava elementi figurativi. La chiesa romanica aveva pilastri quadrati che sostenevano le robuste arcate a divisione delle navate. Il mancato ritrovamento di capitelli e frammenti scultorei induce a pensare ad un sistema di coperture lignee a vista, che dovevano reggere un manto, probabilmente in coppi piani, sul modello degli embrici romani sormontati da coppi curvi.

Nelle prime fasi dell’Abbazia un grande avancorpo si addossava alla facciata della chiesa. Si tratta di una tipologia di struttura a due piani tipica dell’ambito cluniacense.

Verso la fine del Cinquecento, in occasione di consistenti interventi edilizi, furono fuse delle nuove campane; di tale operazione rimane traccia nella fossa appositamente allestita per la fusione, rinvenuta presso l’antico ingresso della chiesa.

In questo periodo la chiesa fu ampliata, fu eliminata la facciata medievale e furono aggiunte due campate verso occidente.